MotoGP-GP del Portogallo 2020: la gara degli addii

La stagione 2020 si chiude a Portimao con la vittoria di un pilota di casa: Miguel Oliveira. Il portoghese conquista il suo secondo trionfo in MotoGP con una gara perfetta.  Alle sue spalle replicato il duello della settimana scorsa tra Franco Morbidelli e Jack Miller. Questa volta, ad avere la meglio, è l’australiano che contribuisce a portare il titolo costruttori a Borgo Panigale (testi di Camilla Moncada).

Sfuma il sogno Suzuki di conquistare la “tripla corona” (primo e secondo posto nel campionato piloti e primo posto nel campionato costruttori).  Rins annaspa per tutta la gara, mentre il neo campione Mir si ritira per un problema elettronico.

Tanti gli addii eccellenti in questo finale di stagione. L’inglese Cal Crutchlow lascia il circus per dedicarsi al ruolo di collaudatore Yamaha al posto di Jorge Lorenzo.  Il pilota di Coventry non ha per nulla l’aplomb inglese: irriverente, pungente nelle dichiarazioni, personaggio nel paddock e un vero osso duro in pista.  Chiude la sua carriera in MotoGP, iniziata nel 2011, con 3 vittorie, 19 podi, 4 pole position e 4 giri veloci.

Ducati saluta per intero il suo team ufficiale: Danilo Petrucci pronto ad approdare in KTM e Andrea Dovizioso che, invece, non ha ancora una destinazione per la stagione 2021. Incredibile – e da grande professionista – la reazione del forlivese dopo la sua ultima gara: appena rientrato nel paddock scambia informazioni con il suo ingegnere di pista per migliorare il comportamento della moto come se domenica prossima dovesse correre un’altra gara. Sarà dura sostituire il Dovi a bordo del suo “fulmine rosso” che per anni gli ha permesso di candidarsi come l’anti Marquez più affidabile.

L’addio più mediatico è di sicuro quello di Valentino Rossi alla sua creatura: la Yamaha M1 ufficiale, storia d’amore durata ben 15 anni ed interrotta solo dal biennio Ducati.  Era il 2003 ed il binomio Rossi-Honda monopolizzava da anni i campionati. A sorpresa il Dottore, in cerca di nuovi stimoli, lasciò la casa dell’ala per approdare in Yamaha, un team che non vinceva da ben 13 anni.  Una scommessa azzardata, criticata e data per persa in partenza. Nel primo appuntamento del mondiale 2004 a Wekom, Sudafrica, però, Valentino centra pole position e vittoria dando inizio ad una vera e propria epoca.  Nella memoria di tutti c’è ancora il giro d’onore di quella gara: Rossi, incredulo, seduto a fianco della sua moto con il casco tra le mani. Dopodiché, in ginocchio, diede il primo bacio a quel cupolino blu con il 46, cupolino che il team gli ha prontamente regalato nella sua ultima gara nel team ufficiale.  Nel 2021 il pilota di Tavullia continuerà a correre per la casa dei tre diapason, ma nel team satellite Petronas.

L’addio più sentito, però, è quello a questa pazza stagione ricca di record, positivi e negativi:

9 vincitori diversi in una stagione (non succedeva da 4 anni);

Honda senza una vittoria in stagione (non accadeva dal 1981);

Suzuki campione del mondo piloti (ultimo trionfo nel 2000, con Kenny Roberts Jr);

L’assenza per infortunio del campione del mondo uscente Marc Marquez;

Il primo trionfo in MotoGP di KTM sia con il team ufficiale che con il team satellite;

Joan Mir è campione del mondo vincendo solamente una gara ( il record precedente risale al 2006 con Nicky Hayden, campione del mondo con due vittorie).

Tanti primati che, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, hanno reso questo maledetto 2020 un anno imperdibile, avvincente ed emozionante.

Non resta che attendere un’altra stagione dello sport più bello del mondo.

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